"" LE MONTAGNE DELLA PAURA""

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Hosmantus
00giovedì 8 giugno 2006 00:44
il Musinè e il Ciabergia




Non si smette mai di conoscere ed imparare sul mondo del mistero e gli argomenti non mancano mai. Grazie a nuove scoperte, il campo dell’ignoto si allarga dando la possibilità a chiunque di svelare la verità.
Con queste storie vi condurrò su due montagne torinesi per scoprirne i misteri… Buona lettura!


Il Monte Musinè


A pochi chilometri da Torino sorgono due montagne, il Musinè e il Ciabergia, sulle quali sono stati trovati i resti di una misteriosa civiltà perduta nelle nebbie del tempo: c’è chi pensa a una cultura di esseri prediluviani dalle proporzioni enormi, forse i Giganti di tanti miti, e c’è chi invece sostiene che lì sarebbero discese dal cielo addirittura delle creature aliene, simili agli enigmatici “Mostri dalla Testa Rotonda” di cui sono state trovate antichissime raffigurazioni anche in Africa nel Tassilli…

A circa 18 chilometri da Torino è ubicato il Monte Musinè, una delle più misteriose alture d’Italia dove, come nella landa devastata dal celebre racconto di H. P. Lovecraft, “Il colore venuto dal cielo”, nulla attecchisce, nulla riesce a crescere, nulla vive, tranne secchi cespugli invasi dalle vipere.

Molte sono le leggende che aleggiano intorno al monte. La più famosa è quella secondo il quale Erode, il feroce re di Giudea, sarebbe stato condannato ad espiare i suoi crimini, sorvolando per l’eternità la tetra montagna rinchiuso in un carro di fuoco. E per questo non sono rare le notti in cui, lungo i pendii del Musinè, si accendono bagliori improvvisi. C’è chi dice che siano dei banalissimi lampi o fulmini globulari o fuochi fatui. Mentre gli appassionati di UFO hanno attribuito le luci ad astronavi extraterrestri che avrebbero impiantato addirittura una base segreta all’interno della montagna.
Ci sarebbe anche una “grotta incantata” intorno alla quale si aggirerebbero lupi mannari, spettri che svaniscono nel fumo, urlando come anime dannate, sabbia, fuochi “magici” e la presenza di un tesoro sepolto.
Gli studiosi Louis Charpentier e Mario Salomone vedono queste leggende come deformazioni di avvenimenti reali che rivelerebbero le tracce di un’antichissima civiltà il cui nome e la cui cultura si sono persi nella notte dei tempi e che riecheggia motivi propri di molte civiltà del globo.

Secondo un’antica tradizione, ancora viva oggi, la “grotta incantata” sul monte Musinè è costantemente sorvegliata da un drago d’oro. Si narra che un giovane di nome Gualtiero sarebbe riuscito a penetrare nella grotta che, peraltro, era abitata da un mago. Quest’ultimo, vistosi scoperto, sarebbe poi fuggito su un carro di fuoco, facendo ritorno al suo rifugio, di tanto in tanto, per operare qualche incantesimo o magia, giusto per non perdere l’abitudine. Gli abitanti delle località vicine identificano l’astronave “ante litteram” con i globi di fuoco.



Ma il drago e il “carro di fuoco” o, come lo indicano altri, la “sfera infuocata”, sono motivi presenti non solo nelle leggende ed in vecchie fiabe raccontate dagli anziani soprattutto per spaventare i bambini, ma anche nella cultura di altre civiltà. Nella mitologia cinese, ad esempio, si incontrano draghi avvampati di fuoco, oppure in alcune civiltà asiatiche, americane ed africane è il serpente a prendere il posto del drago: alato, piumato o stilizzato, rigido o a volute, simboleggia sempre l’infinito e spesso il volo. Molte volte appare accanto al segno solare. Ciò lo si vede anche sul Musinè dove è inciso vicino ad un sole e sotto una serie di piccole sculture che sembrerebbero un ammasso stellare. Inoltre, a poca distanza del monte, nei pressi di Caprie in Val di Susa, una lama di pietra guarda uno strapiombo di 150 metri, sovrastata da segni solari. La roccia parrebbe proprio un serpente rozzamente scolpito, simile a quello Algajiola in Corsica o in certe altre silitizzazioni dell’arte Maya.


E in tutto questo, qualcuno ha notato anche fuochi verdastri fosforescenti che hanno notevolmente acceso la fantasia di molti.
In realtà, però, potrebbe trattarsi di sostanze di animali in decomposizione o, dell’accensione spontanea di resine sia vegetali che animali all’interno di incisioni molto particolari a forma di coppa chiamate appunto coppelle.
E allora ci si chiede: perché le antiche popolazioni abitanti quei luoghi avrebbero dovuto accendere o avrebbero permesso l’accensione di fuochi spontanei nella notte, in piccole buche, le coppelle appunto, faticosamente scavate nella roccia? Molto probabilmente, per imitare il cielo e le stelle. Infatti, le coppelle sparse sulla roccia indicano un’intera mappa celeste. Qui è presente tutto l’emisfero boreale, dalla Croce del Nord, o Costellazione del Cigno, alle due Orse, da Boote a Cassiopea, dalle Saette al Triangolo, dalla Colomba alla Cintura di Orione, alle enigmatiche Pleiadi.



Il Monte Ciabergia


Il Monte Musinè ha un compagno, il Ciabergia, alto 1170 metri, dove sono stati trovati reperti quanto mai strani ed affascinanti. Il primo è una grande ruota di pietra di 64 centimetri di diametro e uno spessore di 14 centimetri. Gli studiosi accademici l’hanno definita come “macina”, ma alcuni particolari ci inducono a pensare il contrario. Infatti sulla ruota sono incise due coppelle rispettivamente di 12 e di 7 centimetri di diametro e un taglio che divide esattamente in due la ruota. Questi particolari richiamano alla memoria un masso marocchino posto nei pressi di Imzilen e chiamato Tazrout N’Troumit che vuol dire “pietra della romana” o “pietra caduta dal cielo”.
L’etnologo francese Jean Mazel osserva: “La definizione berbera “pietra della romana” non ha alcun riferimento con l’epoca romana, ma si richiama alla parola “ROUMI” e ai suoi derivati “IROUMAIN” (plurale) e “TROUMIT” (femminile), designanti sia qualcosa di estraneo all’ambiente umano, sia un’epoca antichissima perduta nella notte dei tempi, come tutto ciò che è anteriore all’Islam. Non sarebbe dunque illogico pensare che questo strano masso sia servito ai culti di un’umanità primitiva imparentata con quella che incideva sulle pareti dei Tassilli i famosi “mostri dalla testa rotonda” scoperti da Henri Lhote. Alcuni contadini affermano che questa ruota sia realmente caduta dal cielo con le incisioni già fatte e proveniente da un altro mondo”.

Sul Ciabergia esistono anche i cosiddetti “massi col cappello”. Si tratta di due rocce levigate dai ghiacciai o dagli agenti atmosferici sulla sommità delle quali sono state collocate delle enormi pietre. Non sono certo rocce naturali ma sicuramente opera dell’uomo. Sulla prima roccia, alta 6 metri, è stato posto un “cappello” di 3,30 metri di lunghezza; sulla seconda, di forma piramidale e alta 2,15 metri, è stato issato un masso che si leva a 7,10 metri dal terreno. La cosa ancora più sorprendenti e che sotto i “cappelli” sono stati scavati degli incavi perfetti per mantenerli nella posizione voluta.
Alcuni affermano che questi “massi con il cappello” siano monumenti religiosi eretti a ricordo del culto dei giganti. Il cosmologo Denis Saurat afferma che "a piazzare le colossali pietre furono dapprima i titani spessi, poi gli uomini che avrebbero così inteso evocare a far rivivere gli dei".
Alla mitica esistenza dei giganti dovremmo anche attribuire l’innalzamento del Cromelech.
Sul Ciabergia, infatti, a 1100 metri, si trova un allineamento di monoliti alti da 1,40 metri a 2,20, disposti in un semicerchio. Alla scoperta di questa sorta di Stonehenge italiana si è giunti attraverso la “mappa litica” incisa su una pietra di 3,60 metri di lunghezza e larga 2,20 metri con coppelle e solchi che le collegano. Le prime rappresentano gli insediamenti, i secondi le strade da percorrere per raggiungerli.
Eccoci quindi di nuovo di fronte al misterioso mondo delle coppelle, questo alfabeto litico arcaico che, oltre a rappresentare costellazioni, anticipa anche una sorta di segnaletica stradale.

Questo è quanto è stato scoperto sino ad oggi, e ce n’è davvero abbastanza per restare perplessi. Ma sono in parecchi a sostenere che i monti Musinè e Ciabergia sono comunque ancora lontani dall’averci rivelato tutti gli stupefacenti segreti del loro remoto ed enigmatico passato…

“Ci sono momenti in cui le parole non servono più…”


Fonte:

"Mystero" (rivista), Agosto 2004, n. 51, Anno V











"Palantir"
00venerdì 16 giugno 2006 12:56
Davvero molto interessante, e pensare che certe cose nemmeno si sanno.
Certo che la zona piemontese è ricca di misteri, basti pensare a Torino e a tutte le leggende e le verità ad essa legate...

Ingnoravo totalmente l'esistenza di questa probabile civiltà dei giganti, ma soprattutto la piccola stonhenge italica... sarebbe opportuno incentivarla anche a livello turistico archeologico...
ha per caso trovato qualche foto online?
Hosmantus
00sabato 17 giugno 2006 00:27
ulteriori informazioni..
Ecco le motivazioni per le quali viene annoverato fra i luoghi misteriosi e come ad esse rispondono la scienza e l’archeologia ufficiali:

1) Da sempre circolano voci di lupi mannari, di immagini spettrali che vagano nella penombra, di strani animali. Vi sarebbe una grotta maledetta nella quale, ogni 1° maggio, si darebbero appuntamento streghe, maghi, e licantropi per inneggiare alle forze del male. Secondo alcuni scritti del ‘600 e ‘700 la vallata fu spesso percorsa da “musiche demoniache”, accompagnate da urla angosciose cariche di dolore. Una antica leggenda vuole che il re Erode fosse esiliato su questa montagna, come punizione per la strage degli innocenti.

2) Secondo alcuni storici fu proprio in questa zona che in cielo apparvero a Costantino la croce fiammeggiante e la scritta “In Hoc Signo Vinces” , segni che convinsero l’imperatore a convertirsi al Cristianesimo. I cosiddetti “Campi Taurinati”, di cui parlano le cronache dell’epoca, sembrerebbero coincidere con la zona pianeggiante di Grugliasco e Rivoli che separa Torino dal massiccio del Musinè.

3) Stando a quanto dichiarato da molti esoteristi il luogo sarebbe un gigantesco catalizzatore di energie benefiche. Non dimentichiamoci che si troverebbe su una linea “ortogonica” (una di quelle che circondano la Terra come una ragnatela e che indicano zone di particolare concentrazione di energia) che, entrando dalla Francia, attraversa tutta la nostra penisola. Secondo altri sarebbe addirittura una sorta di “finestra” aperta su un’altra dimensione.

4) Il sito amplificherebbe, nel momento in cui vi si sosta, le facoltà extrasensoriali che ognuno di noi avrebbe, ma che solo in particolari circostanze risultano evidenti. Gli stessi rabdomanti hanno dichiarato che in prossimità del monte bacchette e pendolini si muoverebbero in modo molto più accentuato del normale.

5) Da sempre la zona è teatro di apparizioni di misteriosi bagliori azzurri, verdastri e fluorescenti. Esse hanno fatto la loro comparsa fin dal lontano 966 d.c. All’epoca il vescovo Amicone si trovava in Val Susa per consacrare la chiesa di San Michele sul monte Pirchiano, di fronte al Musinè. Durante la notte, in attesa dell’arrivo dell’alto prelato, i valligiani assistettero ad uno spettacolo affascinante ma pauroso al contempo: il cielo fu percorso da travi e globi di fuoco che illuminarono la chiesa come se fosse scoppiato un incendio. Altre storie parlano di carri di fuoco che spesso sorvolavano la vetta.

6) Ai giorni nostri frequenti sono gli avvistamenti notturni e diurni di oggetti volanti non identificati.

7) Il monte, essendo un antico vulcano spento da millenni, è ricco di gallerie e passaggi irregolari scavati dallo scorrere dell’antico magma, in gran parte però inesplorati.

8) Ai piedi del Musinè esiste un “cono d’ombra” cioè una zona di interferenza che oscura qualsiasi trasmissione radio. Anche gli aerei privati che si trovano a sorvolare il luogo vengono disturbati nelle loro trasmissioni radio. Questi problemi cessano nel momento in cui ci si allontana dalla montagna.

9) Appare strana la distribuzione della vegetazione, particolarmente ricca ai piedi del monte, ma che poi si dirada in modo quasi repentino col crescere dell’altitudine. La Forestale ha inutilmente speso ingenti capitali per rimboscare la zona, nella quale le giovani piante sembrano morire una dopo l’altra. La credenza popolare spiega il mistero con la processione continua di anime dannate che salgono e scendono il monte senza sosta. Secondo una credenza un po’ più moderna sarebbero le emanazioni radioattive di una base segreta a produrre tale sterilità.

10)Le pendici sono ricche di d’incisioni rupestri e di pietroni disposti in modo forse rituale, testimonianze di un passato ancora ben da decifrare. In un masso è raffigurata addirittura una giraffa africana, ma questi animali non vivevano in Piemonte, nemmeno nel neolitico.

11)La salita è costeggiata, in località Torre della Vigna, fra i 400 e i 900 metri, da una serie di strutture a forma di coppa, dette coppelle. Queste sono disposte in maniera tale da formare delle mappe celesti. Sono rappresentate la Croce del Nord, l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore, Cassiopea e le Pleiadi. In pratica c’è tutto l’emisfero boreale ma anche altre raffigurazioni non ancora identificate. Suggestiva è la visione dalla vallata quando, riempite le cavità di combustibile e incendiate, la montagna si ricopre di tante piccole luci.

12)Il Musinè è sede anche di uno stranissimo obelisco che acquistò fama mondiale grazie ad un libro di Peter Kolosimo intitolato “Astronavi sulla preistoria”. Sulla superficie compaiono alcune croci che rappresentano probabilmente cinque persone, un cerchio in alto a sinistra con un punto al centro e due semicerchi tagliati nella parte inferiore che assomigliano in modo clamoroso ai moderni dischi volanti. Secondo lo scrittore sarebbe una sorta di rappresentazione delle evoluzioni di macchine aeree che furono viste in cielo dai nostri antichi progenitori.




13)Fra il 1973 e il 1978, anno in cui fu portata via, qualcuno collocò sulle pendici del monte una targa metallica inneggiante alla “fraternità universale fra tutti i popoli”. Il testo parla di “punti elettrodinamici”, di “entità astrali” ed indica dieci grandi personaggi del passato, da Cristo a Martin Luther King, indicandoli come esempi da seguire. Il 7 ottobre del 1984 un gruppo di esoteristi ne ha fatto un’altra copia e l’ ha ricollocata al suo posto. Questa nuova versione è in alluminio anodizzato ed è stata cementata alla base della grande croce che spicca sulla montagna.

14)La scienza e l’archeologia cosa rispondono a queste affermazioni? Innanzitutto le luci nel cielo sono fulmini globulari (fenomeno comunque piuttosto raro) o fulmini tradizionali, attratti dagli spessi strati sottostanti, tutti permeati di magnetite ( si sono però manifestate anche in assenza di temporali). Non esiste una manifestazione a carattere ufologico maggiore che in altre zone d’Italia (è comunque presente, ed è poi difficile fare delle statistiche attendibili in questo campo perché le variabili sono molte, dalla disponibilità delle persone a parlarne alla qualità dell’indagine svolta da chi indaga sul fenomeno). La luminosità sulle pendici del monte è dovuta alla presenza di “fuochi fatui”, come conseguenza di gas che ancora fuoriesce dall’interno della montagna (ancora dopo millenni?, senza considerare che i “fuochi fatui” sono prodotti da materiale in decomposizione). La presenza di un ambiente così ostile nella parte superiore del monte deriva dalla mancanza di fonti d’acqua nel sottosuolo ( ma perché la diversificazione è così marcata? E perché questa insistenza, quasi irrazionale, delle autorità nel cercare di rimboschire la zona ?). L’obelisco o è un falso degli anni ’70, secondo alcuni (ma le prove?), oppure è una rappresentazione dell’alba e del tramonto con gli uomini in adorazione ( mentre considerare come un immagine del sole il cerchio puntato al suo interno può essere corretto perché comune a molte civiltà preistoriche, vedere nei due semicerchi una sua raffigurazione nelle fasi di inizio e fine giornata è pura speculazione).



Le incisioni sul monolite


Comune di Caselette (TO), località Musiné, quota 520 m. Indiritto, zona arida, rimboschimento. Vicino a sentiero. Masso eretto dominante, 60 x 135 cm, superficie granulata e piana, inclinazione 60 gradi. Incisioni: 3 coppelline, 5 antropomorfi, cerchio ombelicato, 2 semicerchi.



Verità o un falso degli anni 70..?
non ci è dato di saperlo, anche perchè esiste di fatto un cover up,che sommerge le prove e crea dei dubbi..
mistero..

[Modificato da Hosmantus 17/06/2006 0.28]

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