Avebury

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AlessandroSkryer
00domenica 31 agosto 2008 02:41



Nella zona intorno ad Avebury, attraversata dalla Ridgeway, un’antichissima strada, esistono numerosi importanti monumenti megalitici: il dolmen Devil’s Den; l’accampamento rialzato di Windmil Hill, risalente al 3250 a.C.; il tumulo allungato di West Kennet, lungo poco più di cento metri («orientato in direzione est-ovest, assottigliato a occidente, con una fronte di pietre megalitiche a oriente a guardia d’un passaggio dal quale si dipartono cinque stanze di notevoli dimensioni»; «I megaliti e i loro misteri», p. 197); Silbury Hill, una misteriosa collina artificiale conica, alta quasi quaranta metri, che non contiene nessuna camera sepolcrale e che forse rappresenta la Grande Madre.






Presso il villaggio di Avebury, un viale lungo un miglio e mezzo, composto di due file di pietre erette, conduce ad un enorme terrapieno circolare, costeggiato all’interno da un fossato e dal «più grande cerchio di pietre erette mai costruito» («I megaliti e i loro misteri», p. 199), composto in origine di un centinaio di pietre che pesavano decine di tonnellate ciascuna, il quale contiene, al centro, altri due cerchi di pietre erette, più grandi di qualunque altro cerchio, tranne Ring of Brodgar, nelle Orcadi.





Il cerchio settentrionale, composto originariamente di due cerchi concentrici, uno di trenta e l’altro di dodici pietre, racchiude tre enormi monoliti in origine disposti a U, chiamati The Cove. Il cerchio meridionale, di trentadue pietre, include invece un pilastro centrale e alcune piccole pietre disposte in forma irregolare. I monoliti sono in pietra sarsen, furono trasportati dalle colline circostanti e non furono lavorati, ma probabilmente furono scelti per le loro forme, che sono sostanzialmente di due tipi: alti pilastri verticali e larghi rombi appoggiati su un angolo.







Purtroppo il complesso di Avebury ha subìto gravissime devastazioni. Nel XIV secolo, un medico-barbiere rimase schiacciato dal crollo improvviso di una pietra alla cui demolizione stava partecipando. Tuttavia fu nel XVIII secolo, per poter coltivare il terreno, che le più gravi rovine furono arrecate. L’antiquario William Stukeley descrisse vividamente il modo in cui le pietre furono fatte crollare in una fossa piena di paglia incendiata e fracassate a colpi di maglio. In base ai disegni di Stukeley è stato possibile ritrovare «molte fosse nelle quali appoggiavano i sassi. Pertanto la struttura globale di Avebury, risalente all’alto periodo alla fine dell’Era Neolitica, è da considerarsi un lungo viale a serpentina, con i cerchi cintati nel mezzo della curva e, fra i bracci, l’altura di Silbury. Tale disegno lascia adito a svariate interpretazioni, finalità simboliche, spirituali o pratiche.






«Entrambi i viali si snodano accanto a corsi d’acqua, il che potrebbe essere significativo. Ciò che emerge chiaramente dai molti tumuli arrotondati dell’epoca successiva disseminati nella campagna circostante è che questa località continuò a essere considerata sacra molto tempo dopo che ai suoi edificatori subentrarono le popolazioni guerriere dell’era del metallo» («I megaliti e i loro misteri», p. 202).





(R.J.C. Atkinson, «Stonehenge and Avebury and Neighbouring Monuments», illustrazioni di Alan Sorrell, mappe e piante di Teitz, London, Her Majesty’s Stationery Office, 1959, pp. 39-45; Alastair Service e Jean Bradbery, «I megaliti e i loro misteri»,Milano, Armenia, 1981, pp. 187-203. Le fotografie, le illustrazioni e le mappe sono tratte dal libro di Atkinson.)



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