Chimera il mostro

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sole281
00martedì 5 settembre 2006 14:57
Monstrum, era per i latini qualsiasi segno inviato dagli dei come fenomeno contro natura. La derivazione dal verbo “moneo”, indicava secondo Cicerone, che il mostro racchiudeva un significato di avvertimento stravagante.
Nella Chimera è scritta tutta la rappresentazione etrusca della vicenda umana, sempre in antitesi fra bene e male. Il bronzo raffigura un animale maschio con nome femminile. Al muso è leone e alla coda è serpente. Quest’ultimo insidia e molesta, non visto dal leone, una capra sorgente dalla schiena.
E’ il male che insidia il bene, è la malizia che prevale sull’innocenza.
La chimera esiste nella fantasia e non nella realtà, è il desiderio che non si avvererà mai.
“ era stirpe divina, non d’omini, lion di testa,
il petto capra, e drago la coda;
e dalla bocca orrende vampate vomitava di foco……” (ILIADE, VI –223-225)
La Chimera di Arezzo è uno dei bronzi più famosi e belli dell’arte Etrusca. Il padre era Tifone dalla cento teste di drago, che osò sfidare Zeus. La madre era Echidna, la nube che precede l’uragano. Il fantastico animale, il cui fiato appestante rendeva mortifere le terre che abitava, prende il nome dalla parte centrale del suo corpo, quella testa di capra che i greci chiamavano khimera.
Nella mitologia, Iobate re della Licia, incaricò Bellerofonte sul suo cavallo alato Pegaso, di trovare e distruggere la Chimera che devastava le terre del suo regno.
L’eroe scovò il mostro e le ficcò nelle fauci spalancate la sua lancia dalla punta di piombo. L’alito di fuoco fuse immediatamente il piombo, che calando nel ventre della belva all’istante la uccise. In quell’ultimo spasmo, prima di spirare, la Chimera venne immortalata da un’abile artista etrusco.
sole281
00martedì 5 settembre 2006 14:57
Lampascioni della Chimera
Pulite dei lampascioni e teneteli immersi in una terrina con acqua fredda per un paio d’ore, cambiando il liquido diverse volte affinché perdono il gusto amarognolo.
Privateli della pellicina esterna, metteteli in un tegame, versatevi dell'olio d’oliva e aceto fino a coprirli, e portateli ad ebollizione. Fateli cuocere, a tegame coperto e fuoco moderato per un’ora. Scolateli e insaporiteli con sale ed pepe.
I lampascioni possono essere serviti: freddi come antipasto, tiepidi o caldi per accompagnare carni d’agnello o manzo.
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