Pizzo Cefalone doveva essere il mio programma della giornata, in realtà non avevo fatto i conti con lo stau tirrenico che entrando prepotente da ovest, durante la notte ha coperto con un mantello di nubi basse il cielo dapprima su Roma, per poi raggiungere nel corso della mattinata la piana aquilana.
Qui, il mantello di nubi si è fermato per circa un paio d'ore, davanti all'imponente ostacolo costituito dalla catena occidentale del Gran Sasso, in attesa che il vento lo aiutasse a risalire i suoi versanti in maniera spettacolare raggiungendo le creste a 2500 mt. e riversandosi poi sull'altopiano (Campo Pericoli).
Naturalmente io osservavo tutto l'evolversi della situazione dall'alto ma giunto a circa 300 metri dalla cima del Cefalone, le nebbie iniziarono la conquista delle principali cime occidentali.
Pizzo Cefalone è il primo a scomparire, quasi contemporaneamente a Cima Malecoste la cui sommità resta scoperta per pochi istanti mentre la sua base già scompare. La cima sembra sospesa ma è soltanto un attimo da cogliere al volo. Grandioso spettacolo!
E' il momento di Pizzo d'Intermesoli che scompare per metà, per un attimo sembra ricomparire ma poi anche lui viene inghiottito dalla grigia cortina nebbiosa.
A est, il Corno Grande appare ancora in una luce grigia.
Ben presto anche sul mio sentiero la visibilità si riduce ad appena 3-4 metri.
La nebbia riflette il bianco della neve aumentando il senso di abbaglio. Tutto è bianco-grigio intorno a me. Qualche sagoma indistinta di grandi rocce scure sono l'unica nota cromatica in quella specie d'inferno bianco.
Oltretutto dal passo della Portella 2260 mt, (dove sono arrivato), il manto nevoso copre completamente il sentiero rendendo il fondo tutto uguale. Impossibile non perdersi in quella situazione. Rinuncio.
La mia stazione meteo portatile segna -3°C.
Successivamente quel senso d'abbaglio scompare e tutto piomba nell'oscurità. Capisco che lo strato nebbioso si è inspessito e il sole non lo attraversa più.
Percorro il sentiero che taglia a mezza costa il monte Portella e dopo circa 40 minuti giungo nel piazzale dell'albergo di Campo Imperatore, immerso in una nebbia ventosa e gelida, dove le doppie cupole dell'osservatorio astronomico sembrano una strana creatura d'altri tempi.
Lascio il piazzale dell'albergo e appena sceso di quota, la piana di Campo Imperatore risplende nella luce di un sole abbagliante, riparata egregiamente dalla catena dei monti Scindarella e Paganico che costeggiano tutta la strada fino al bivio per Castel del Monte.
La montagna riesce a soddisfarmi anche quando mi pone davanti a rinuncie. Lo spettacolo naturale al quale ho assistito non lo dimenticherò tanto facilmente, quel mare di nubi che ribolliva e risaliva su... Bellissimo!!
Spero che le foto rendano un po' quello che ho cercato di spiegare.
Un saluto a tutti!!!