IOR

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Pareggio
00mercoledì 6 febbraio 2008 12:09
Meglio di un libro giallo
LA CHIESA cattolica è l'unica religione a disporre di una dottrina sociale, fondata sulla lotta alla povertà e la demonizzazione del danaro, "sterco del diavolo". Vangelo secondo Matteo: "E' più facile che un cammello passi nella cruna dell'ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". Ma è anche l'unica religione ad avere una propria banca per maneggiare affari e investimenti, l'Istituto Opere Religiose.

La sede dello Ior è uno scrigno di pietra all'interno delle mura vaticane. Una suggestiva torre del Quattrocento, fatta costruire da Niccolò V, con mura spesse nove metri alla base. Si entra attraverso una porta discreta, senza una scritta, una sigla o un simbolo. Soltanto il presidio delle guardie svizzere notte e giorno ne segnala l'importanza. All'interno si trovano una grande sala di computer, un solo sportello e un unico bancomat. Attraverso questa cruna dell'ago passano immense e spesso oscure fortune. Le stime più prudenti calcolano 5 miliardi di euro di depositi. La banca vaticana offre ai correntisti, fra i quali come ha ammesso una volta il presidente Angelo Caloia "qualcuno ha avuto problemi con la giustizia", rendimenti superiori ai migliori hedge fund e un vantaggio inestimabile: la totale segretezza. Più impermeabile ai controlli delle isole Cayman, più riservato delle banche svizzere, l'istituto vaticano è un vero paradiso (fiscale) in terra. Un libretto d'assegni con la sigla Ior non esiste. Tutti i depositi e i passaggi di danaro avvengono con bonifici, in contanti o in lingotti d'oro. Nessuna traccia.

Da vent'anni, quando si chiuse il processo per lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo Ior è un buco nero in cui nessuno osa guardare. Per uscire dal crac che aveva rovinato decine di migliaia di famiglie, la banca vaticana versò 406 milioni di dollari ai liquidatori. Meno di un quarto rispetto ai 1.159 milioni di dollari dovuti secondo l'allora ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta. Lo scandalo fu accompagnato da infinite leggende e da una scia di cadaveri eccellenti. Michele Sindona avvelenato nel carcere di Voghera, Roberto Calvi impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, il giudice istruttore Emilio Alessandrini ucciso dai colpi di Prima Linea, l'avvocato Giorgio Ambrosoli freddato da un killer della mafia venuto dall'America al portone di casa.

Senza contare il mistero più inquietante, la morte di papa Luciani, dopo soli 33 giorni di pontificato, alla vigilia della decisione di rimuovere Paul Marcinkus e i vertici dello Ior. Sull'improvvisa fine di Giovanni Paolo I si sono alimentate macabre dicerie, aiutate dalla reticenza vaticana. Non vi sarà autopsia per accertare il presunto e fulminante infarto e non sarà mai trovato il taccuino con gli appunti sullo Ior che secondo molti testimoni il papa portò a letto l'ultima notte.
Era lo Ior di Paul Marcinkus, il figlio di un lavavetri lituano, nato a Cicero (Chicago) a due strade dal quartier generale di Al Capone, protagonista di una delle più clamorose quanto inspiegabili carriere nella storia recente della chiesa. Alto e atletico, buon giocatore di baseball e golf, era stato l'uomo che aveva salvato Paolo VI dall'attentato nelle Filippine. Ma forse non basta a spiegare la simpatia di un intellettuale come Montini, autore della più avanzata enciclica della storia, la Populorum Progressio, per questo prete americano perennemente atteggiato da avventuriero di Wall Street, con le mazze da golf nella fuoriserie, l'Avana incollato alle labbra, le stupende segreterie bionde e gli amici di poker della P2.

Con il successore di papa Luciani, Marcinkus trova subito un'intesa. A Karol Wojtyla piace molto quel figlio di immigrati dell'Est che parla bene il polacco, odia i comunisti e sembra così sensibile alle lotte di Solidarnosc. Quando i magistrati di Milano spiccano mandato d'arresto nei confronti di Marcinkus, il Vaticano si chiude come una roccaforte per proteggerlo, rifiuta ogni collaborazione con la giustizia italiana, sbandiera i passaporti esteri e l'extraterritorialità. Ci vorranno altri dieci anni a Woytjla per decidersi a rimuovere uno dei principali responsabili del crac Ambrosiano dalla presidenza dello Ior. Ma senza mai spendere una parola di condanna e neppure di velata critica: Marcinkus era e rimane per le gerarchie cattoliche "una vittima", anzi "un'ingenua vittima".

Dal 1989, con l'arrivo alla presidenza di Angelo Caloia, un galantuomo della finanza bianca, amico e collaboratore di Gianni Bazoli, molte cose dentro lo Ior cambiano. Altre no. Il ruolo di bonificatore dello Ior affidato al laico Caloia è molto vantato dalle gerarchie vaticane all'esterno quanto ostacolato all'interno, soprattutto nei primi anni. Come confida lo stesso Caloia al suo diarista, il giornalista cattolico Giancarlo Galli, autore di un libro fondamentale ma introvabile, Finanza bianca (Mondadori, 2003). "Il vero dominus dello Ior - scrive Galli - rimaneva monsignor Donato De Bonis, in rapporti con tutta la Roma che contava, politica e mondana. Francesco Cossiga lo chiamava Donatino, Giulio Andreotti lo teneva in massima considerazione. E poi aristocratici, finanzieri, artisti come Sofia Loren. Questo spiegherebbe perché fra i conti si trovassero anche quelli di personaggi che poi dovevano confrontarsi con la giustizia. Bastava un cenno del monsignore per aprire un conto segreto".

A volte monsignor De Bonis accompagnava di persona i correntisti con i contanti o l'oro nel caveau, attraverso una scala, in cima alla torre, "più vicino al cielo". I contrasti fra il presidente Caloia e De Bonis, in teoria sottoposto, saranno frequenti e duri. Commenta Giancarlo Galli: "Un'aurea legge manageriale vuole che, in caso di conflitto fra un superiore e un inferiore, sia quest'ultimo a soccombere. Ma essendo lo Ior istituzione particolarissima, quando un laico entra in rotta di collisione con una tonaca non è più questione di gradi".

La glasnost finanziaria di Caloia procede in ogni caso a ritmi serrati, ma non impedisce che l'ombra dello Ior venga evocata in quasi tutti gli scandali degli ultimi vent'anni. Da Tangentopoli alle stragi del '93 alla scalata dei "furbetti" e perfino a Calciopoli. Ma come appare, così l'ombra si dilegua. Nessuno sa o vuole guardare oltre le mura impenetrabili della banca vaticana.

L'autunno del 1993 è la stagione più crudele di Tangentopoli. Subito dopo i suicidi veri o presunti di Gabriele Cagliari e di Raul Gardini, la mattina del 4 ottobre arriva al presidente dello Ior una telefonata del procuratore capo del pool di Mani Pulite, Francesco Saverio Borrelli: "Caro professore, ci sono dei problemi, riguardanti lo Ior, i contatti con Enimont...". Il fatto è che una parte considerevole della "madre di tutte le tangenti", per la precisione 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro, è transitata dallo Ior. Sul conto di un vecchio cliente, Luigi Bisignani, piduista, giornalista, collaboratore del gruppo Ferruzzi e faccendiere in proprio, in seguito condannato a 3 anni e 4 mesi per lo scandalo Enimont e di recente rispuntato nell'inchiesta "Why Not" di Luigi De Magistris. Dopo la telefonata di Borrelli, il presidente Caloia si precipita a consulto in Vaticano da monsignor Renato Dardozzi, fiduciario del segretario di Stato Agostino Casaroli. "Monsignor Dardozzi - racconterà a Galli lo stesso Caloia - col suo fiorito linguaggio disse che ero nella merda e, per farmelo capire, ordinò una brandina da sistemare in Vaticano. Mi opposi, rispondendogli che avrei continuato ad alloggiare all'Hassler. Tuttavia accettai il suggerimento di consultare d'urgenza dei luminari di diritto. Una risposta a Borrelli bisognava pur darla!". La risposta sarà di poche ma definitive righe: "Ogni eventuale testimonianza è sottoposta a una richiesta di rogatoria internazionale".

I magistrati del pool valutano l'ipotesi della rogatoria. Lo Ior non ha sportelli in terra italiana, non emette assegni e, in quanto "ente fondante della Città del Vaticano", è protetto dal Concordato: qualsiasi richiesta deve partire dal ministero degli Esteri. Le probabilità di ottenere la rogatoria in queste condizioni sono lo zero virgola. In compenso l'effetto di una richiesta da parte dei giudici milanesi sarebbe devastante sull'opinione pubblica. Il pool si ritira in buon ordine e si accontenta della spiegazione ufficiale: "Lo Ior non poteva conoscere la destinazione del danaro".

Il secondo episodio, ancora più cupo, risale alla metà degli anni Novanta, durante il processo per mafia a Marcello Dell'Utri. In video conferenza dagli Stati Uniti il pentito Francesco Marino Mannoia rivela che "Licio Gelli investiva i danari dei corleonesi di Totò Riina nella banca del Vaticano". "Lo Ior garantiva ai corleonesi investimenti e discrezione". Fin qui Mannoia fornisce informazioni di prima mano. Da capo delle raffinerie di eroina di tutta la Sicilia occidentale, principale fonte di profitto delle cosche. Non può non sapere dove finiscono i capitali mafiosi. Quindi va oltre, con un'ipotesi. "Quando il Papa (Giovanni Paolo II, ndr) venne in Sicilia e scomunicò i mafiosi, i boss si risentirono soprattutto perché portavano i loro soldi in Vaticano. Da qui nacque la decisione di far esplodere due bombe davanti a due chiese di Roma". Mannoia non è uno qualsiasi.

E' secondo Giovanni Falcone "il più attendibile dei collaboratori di giustizia", per alcuni versi più prezioso dello stesso Buscetta. Ogni sua affermazione ha trovato riscontri oggettivi. Soltanto su una non si è proceduto ad accertare i fatti, quella sullo Ior. I magistrati del caso Dell'Utri non indagano sulla pista Ior perché non riguarda Dell'Utri e il gruppo Berlusconi, ma passano le carte ai colleghi del processo Andreotti. Scarpinato e gli altri sono a conoscenza del precedente di Borrelli e non firmano la richiesta di rogatoria. Al palazzo di giustizia di Palermo qualcuno in alto osserva: "Non ci siamo fatti abbastanza nemici per metterci contro anche il Vaticano?".

Sulle trame dello Ior cala un altro sipario di dieci anni, fino alla scalata dei "furbetti del quartierino". Il 10 luglio dell'anno scorso il capo dei "furbetti", Giampiero Fiorani, racconta in carcere ai magistrati: "Alla Bsi svizzera ci sono tre conti della Santa Sede che saranno, non esagero, due o tre miliardi di euro". Al pm milanese Francesco Greco, Fiorani fa l'elenco dei versamenti in nero fatti alle casse vaticane: "I primi soldi neri li ho dati al cardinale Castillo Lara (presidente dell'Apsa, l'amministrazione del patrimonio immobiliare della chiesa, ndr), quando ho comprato la Cassa Lombarda. M'ha chiesto trenta miliardi di lire, possibilmente su un conto estero".

Altri seguiranno, molti a giudicare dalle lamentele dello stesso Fiorani nell'incontro con il cardinale Giovanni Battista Re, potente prefetto della congregazione dei vescovi e braccio destro di Ruini: "Uno che vi ha sempre dato i soldi, come io ve li ho sempre dati in contanti, e andava tutto bene, ma poi quando è in disgrazia non fate neanche una telefonata a sua moglie per sapere se sta bene o male".
Il Vaticano molla presto Fiorani, ma in compenso difende Antonio Fazio fino al giorno prima delle dimissioni, quando ormai lo hanno abbandonato tutti. Avvenire e Osservatore Romano ripetono fino all'ultimo giorno di Fazio in Bankitalia la teoria del "complotto politico" contro il governatore. Del resto, la carriera di questo strano banchiere che alle riunioni dei governatori centrali non ha mai citato una volta Keynes ma almeno un centinaio di volte le encicliche, si spiega in buona parte con l'appoggio vaticano. In prima persona di Camillo Ruini, presidente della Cei, e poi di Giovanni Battista Re, amico intimo di Fazio, tanto da aver celebrato nel 2003 la messa per il venticinquesimo anniversario di matrimonio dell'ex governatore con Maria Cristina Rosati.

Naturalmente neppure i racconti di Fiorani aprono lo scrigno dei segreti dello Ior e dell'Apsa, i cui rapporti con le banche svizzere e i paradisi fiscali in giro per il mondo sono quantomeno singolari. E' difficile per esempio spiegare con esigenze pastorali la decisione del Vaticano di scorporare le Isole Cayman dalla naturale diocesi giamaicana di Kingston, per proclamarle "missio sui iuris" alle dirette dipendenze della Santa Sede e affidarle al cardinale Adam Joseph Maida, membro del collegio dello Ior.

Il quarto e ultimo episodio di coinvolgimento dello Ior negli scandali italiani è quasi comico rispetto ai precedenti e riguarda Calciopoli. Secondo i magistrati romani Palamara e Palaia, i fondi neri della Gea, la società di mediazione presieduta dal figlio di Moggi, sarebbero custoditi nella banca vaticana. Attraverso i buoni uffici di un altro dei banchieri di fiducia della Santa Sede dalla fedina penale non immacolata, Cesare Geronzi, padre dell'azionista di maggioranza della Gea. Nel caveau dello Ior sarebbe custodito anche il "tesoretto" personale di Luciano Moggi, stimato in 150 milioni di euro. Al solito, rogatorie e verifiche sono impossibili. Ma è certo che Moggi gode di grande considerazione in Vaticano. Difeso dalla stampa cattolica sempre, accolto nei pellegrinaggi a Lourdes dalla corte di Ruini, Moggi è da poco diventato titolare di una rubrica di "etica e sport" su Petrus, il quotidiano on-line vicino a papa Benedetto XVI, da dove l'ex dirigente juventino rinviato a giudizio ha subito cominciato a scagliare le prime pietre contro la corruzione (altrui).

Con l'immagine di Luciano Moggi maestro di morale cattolica si chiude l'ultima puntata dell'inchiesta sui soldi della Chiesa. I segreti dello Ior rimarranno custoditi forse per sempre nella torre-scrigno. L'epoca Marcinkus è archiviata ma l'opacità che circonda la banca della Santa Sede è ben lontana dallo sciogliersi in acque trasparenti. Si sa soltanto che le casse e il caveau dello Ior non sono mai state tanto pingui e i depositi continuano ad affluire, incoraggiati da interessi del 12 per cento annuo e perfino superiori. Fornire cifre precise è, come detto, impossibile. Le poche accertate sono queste. Con oltre 407 mila dollari di prodotto interno lordo pro capite, la Città del Vaticano è di gran lunga lo "stato più ricco del mondo", come si leggeva nella bella inchiesta di Marina Marinetti su Panorama Economy. Secondo le stime della Fed del 2002, frutto dell'unica inchiesta di un'autorità internazionale sulla finanza vaticana e riferita soltanto agli interessi su suolo americano, la chiesa cattolica possedeva negli Stati Uniti 298 milioni di dollari in titoli, 195 milioni in azioni, 102 in obbligazioni a lungo termine, più joint venture con partner Usa per 273 milioni.

Nessuna autorità italiana ha mai avviato un'inchiesta per stabilire il peso economico del Vaticano nel paese che lo ospita. Un potere enorme, diretto e indiretto. Negli ultimi decenni il mondo cattolico ha espugnato la roccaforte tradizionale delle minoranze laiche e liberali italiane, la finanza. Dal tramonto di Enrico Cuccia, il vecchio azionista gran nemico di Sindona, di Calvi e dello Ior, la "finanza bianca" ha conquistato posizioni su posizioni. La definizione è certo generica e comprende personaggi assai distanti tra loro. Ma tutti in relazione stretta con le gerarchie ecclesiastiche, con le associazioni cattoliche e con la prelatura dell'Opus Dei. In un'Italia dove la politica conta ormai meno della finanza, la chiesa cattolica ha più potere e influenza sulle banche di quanta ne avesse ai tempi della Democrazia Cristiana.
(Hanno collaborato Carlo Pontesilli e Maurizio Turco)
SidCurvaNord
00mercoledì 6 febbraio 2008 12:11
OFFIGA.
Mi fai un mp3 e me lo mandi in posta???
Pareggio
00mercoledì 6 febbraio 2008 12:12
un'altra cosetta per riflettere...........può essere reale?
La formica e la cicala
> >
> > VERSIONE CLASSICA
> > La formica lavora tutta la calda estate; si costruisce la casa e accantona
> > le provviste per l'inverno.
> > La cicala pensa che, con quel bel tempo, la formica sia stupida; ride,
> > danza, canta e gioca tutta l'estate.
> > Poi giunge l'inverno e la formica riposa al caldo ristorandosi con le
> > provviste accumulate mentre la cicala trema dal freddo, rimane senza cibo
> > e
> > muore.
> >
> > VERSIONE AGGIORNATA AL 2007
> > La formica lavora tutta la calda estate; si costruisce la casa e accantona
> > le provviste per l'inverno.
> > La cicala pensa che, con quel bel tempo, la formica sia stupida; ride,
> > danza, canta e gioca tutta l'estate.
> > Poi giunge l'inverno e la formica riposa al caldo ristorandosi con le
> > provviste accumulate.
> > La cicala tremante dal freddo organizza una conferenza stampa e pone la
> > questione del perché la formica ha il diritto d'essere al caldo e ben
> > nutrita mentre altri meno fortunati come lei muoiono di freddo e fame.
> > Santoro la ospita nel suo programma e dà la colpa a Berlusconi.
> > Il portavoce di Rifondazione Comunista parla di una grave ingiustizia
> > sociale
> > Rai 3 organizza delle trasmissioni in diretta che mostrano la cicala
> > tremante dal freddo nonché degli spezzoni della formica al caldo nella sua
> > confortevole casa con la tavola piena di ogni ben di Dio.
> > I telespettatori sono colpiti dal fatto che, in un paese così ricco, si
> > lasci soffrire la povera cicala mentre altri come la formica vivono
> > nell'abbondanza.
> > I sindacati manifestano davanti alla casa della formica in solidarietà
> > della cicala mentre i giornalisti di sinistra organizzano delle interviste
> > e si domandano perché la formica è divenuta così ricca sulle spalle della
> > cicala ed interpellano il governo perché aumenti le tasse della formica
> > affinché anch'essa paghi la sua giusta parte.
> > Alla pacifica manifestazione partecipano anche i centri sociali che
> > bruciano alcuni alberi del bosco e le bandiere di Israele e degli Stati
> > Uniti.
> > In linea con i sondaggi il governo Prodi redige una legge per
> > l'eguaglianza economica ed una ( retroattiva all'estate precedente) anti
> > discriminatoria.
> > Visco e D'Alema affermano che giustizia è fatta, Mastella chiede una legge
> > speciale per le cicale del sud.
> > Di Pietro chiede l'apertura di una inchiesta su Berlusconi.
> > Le tasse sono aumentate e la formica riceve una multa per non aver
> > occupato la cicala come apprendista, la casa della formica è sequestrata
> > dal fisco perché non ha i soldi per pagare le tasse e le multe: la formica
> > lascia il paese e si trasferisce in Liechtestein.
> > La televisione prepara un reportage sulla cicala che, ora ben in carne,
> > sta terminando le provviste lasciate dalla formica nonostante la primavera
> > sia ancora lontana.
> > L'ex casa della formica, divenuto alloggio sociale per la cicala, comincia
> > a deteriorasi nel disinteresse della cicala, del governo e dei sindacati.
> > Sono avviate delle rimostranze nei confronti del governo per la mancanza
> > di assistenza sociale, viene creata una commissione apposita con un costo
> > di
> > 10 milioni di euro. La commissione tarda ad insediarsi per la lite
> > furibonda sviluppatasi all'interno della sinistra per la divisione delle
> > poltrone.
> > Intanto la cicala muore di overdose mentre la stampa evidenzia ancora di
> > più quanto sia urgente occuparsi delle ineguaglianze sociali; la casa è
> > ora
> > occupata da ragni immigrati.
> > Il governo si felicita delle diversità multiculturali e multirazziali del
> > paese così aperto e socialmente evoluto.
> > I ragni organizzano un traffico d'eroina, una gang di ladri, un traffico
> > di mantidi prostitute e terrorizzano la comunità.
> > Il partito della sinistra propone quindi l'integrazione perché la
> > repressione genera violenza e violenza chiama violenza.... ...
Pareggio
00mercoledì 6 febbraio 2008 12:14
e xchè non
un DVD Blue-Ray con effetti speciali?
[SM=x618737]

(dopo la lettura) poi ci si lamenta di cagate tipo calciopoli

Nivahl
00mercoledì 6 febbraio 2008 13:40
Non puoi fare un sunto ?
[SM=g27828]
Gronda
00mercoledì 6 febbraio 2008 14:51
La religione e' l'oppio dei popoli....
... e purtroppo c'e' gente che si e' APPROPRIATA della fede di tante persone autodefinendosi rappresentante di Dio o Gesu'...
Pareggio
00mercoledì 6 febbraio 2008 15:05
Re:
Nivahl, 06/02/2008 13.40:

Non puoi fare un sunto ?
[SM=g27828]



scansafatiche!!!!

Lo IOR in pratica (pare) sia una sorta di Banca dove riciclcare denaro, avere un conto corrente NON identificabile meglio che alle Cayman o in qualsiasi paradiso fiscale, chi prova a metterci il naso muore (fisicamente parlando, lo fanno fuori), questa Banca (pare) finanzi la finanza bianca e nera, rossa e verde............P2-BR-.........un potere superiore insomma
Jimbo973
00mercoledì 6 febbraio 2008 17:06
Mi sembrava una puntata di Blu Notte...tony lucarelli
Pareggio
00mercoledì 6 febbraio 2008 17:14
e magari
putroppo sono cose vere............e solo una piccola parte.
Jimbo973
00mercoledì 6 febbraio 2008 17:27
Anche le cose che dice Lucarelli sono vere
Nivahl
00giovedì 7 febbraio 2008 08:07
L'ho conosciuto Lucarelli ... simpatico ...
Jimbo973
00giovedì 7 febbraio 2008 12:30
Quello che gioca nel Parma?
Nivahl
00giovedì 7 febbraio 2008 14:04
No Lucarelli lo scrittore di thriller.
Pelatino coi baffi ... hai presente ?
:)
Nella stessa occasione avevo pure conosciuto Pinketts ... un deficente
Aveva su una cravatta rosa con dei maiali che trombavano [SM=x618721]
Jimbo973
00giovedì 7 febbraio 2008 14:08
Non si dice pelato
si dice "uno con la riga in mezzo larga"

ti dai alla letteratura noir?
Nivahl
00giovedì 7 febbraio 2008 14:50
Vabbè ci siamo capiti ;)

Si ... anche ...
Thriller, horror, fantasy ... quello che m'ispira
machicapitano
00giovedì 7 febbraio 2008 15:23
Re:
SidCurvaNord, 06/02/2008 12.11:

OFFIGA.
Mi fai un mp3 e me lo mandi in posta???



[SM=x618745] [SM=x618745]
[SM=x618745] [SM=x618745] [SM=x618745] [SM=x618745] [SM=x618745] [SM=x618745] [SM=x618745] [SM=x618745]

SONO CADUTO
Gronda
00mercoledì 16 aprile 2008 14:49
Formula 1: il Vaticano non votera' per la fiducia a Mosley
Indice Ultim'ora

MILANO - Al contrario di quanto riportato dal domenicale inglese "News of the World", il Vaticano non votera' durante l'assemblea generale della Federazione Internazionale dell'Automobilismo (Fia) che decidera' la sorte del presidente Max Mosley, nell'occhio del ciclone per l'ormai celebre orgia a tinte naziste. ''Non siamo membri effettivi della Federazione - ha spiegato il cardinale Renato Raffaele Martino, che rappresenta il Vaticano alla Fia - bensi' solo associati, e interveniamo alla assemblea annuale, in genere in autunno, come osservatori. Non partecipiamo a votazioni di questo genere e comunque non saremo presenti all'incontro del 3 giugno a Parigi''. (Agr)

Nivahl
00mercoledì 16 aprile 2008 16:04
Cosa c'entra il Vaticano con la F1 ???
[SM=x618712]
Pareggio
00mercoledì 16 aprile 2008 17:16
Il Vaticano
è ovunque.
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