Artista:
KING CRIMSON
Titolo:
DISCIPLINE
Anno:
1981
LP Label: EG
CD Label: Virgin
Genere:
Rock - New Wave
Musicisti:
Robert "Bob" Fripp (1946, Wimbourne, GB)
chitarra
Bill Bruford (1948, Londra, GB)
batteria
Tony Levin (1946, Boston, USA)
basso - stick bass
Robert Steven "Adrian" Belew (1949, Covington, Kentucky, USA)
voce e chitarra
Track list:
1. Elephant talk
2. Frame by frame
3. Matte Kudasai
4. Indiscipline
5. Thela Hun Ginjeet
6. The Sheltering Sky
7. Discipline
Non si puo' iniziare un qualunque discorso sul gruppo "capitanato" da Robert Fripp senza rimarcare l'importanza che i King Crimson (Re Cremisi) ebbero nello scenario musicale degli anni 70. Dopo che il loro "In the court of the Crimson King" (1969) ebbe stregato irrimediabilmente i cuori e le menti della nascente generazione di musicisti rock (prog & synphonic), i King Crimson, forti del fatto che il loro primo disco fosse il piu' riuscito successo commerciale involontario della storia, poterono dare alla luce, uno dietro l'altro, 5 perle di stile e libera ricerca sonora, legati da un filo conduttore davvero impalpabile, tanto da indurre commenti del tipo "la piu' significativa ed inconsistente band della storia". Questa loro musica "galleggia" fuori dal tempo e dalle mode del momento. Nel 1974 esce l'ultimo di questi 5 dischi, Red, dopo che Fripp aveva già dichiarato che l'esperienza dei King Crimson era definitivamente terminata (cosa assai inconsueta prima dell'uscita di un lavoro di un artista). In questo disco vengono sperimentate anche armonie jazz, a simboleggiare il culmine di una ricerca che, essendo tale, non puo' rimanere circoscritta. Robert Fripp continuerà a elargire i frutti di questa ricerca in collaborazioni qualificanti, come quella con David Bowie ed Brian Eno in Heroes e con Peter Gabriel. A tutti coloro che insistentemente gli chiedevano se l'idea di una nuova band, sulle orme dei KC, lo interessasse, Fripp rispondeva: "se verrà il momento di esserci, ci saremo".
Per capire come si concretizza il ritorno di Fripp ad una proposta musicale "complessiva e finalizzata" a questo punto e' utile riportare qui' stralci di recensioni riguardanti un altro gruppo, i Talking Heads:
"
Il punk e la new wave avevano fatto piazza pulita dei cliché accumulati dal rock durante gli anni '70: dalla tirannia dei precetti del blues a certi eccessivi sconfinamenti nel jazz e nella classica, la musica del re Elvis si era un po' affaticata a furia di crisi di identità.
Alla fine dei '70 c'era una "tabula rasa", una pagina bianca da cui era necessario ripartire e raccontare di nuovo il rock. Chi ne avrebbe approfittato? I Talking Heads erano un promettente gruppo della scena new-wave newyorkese, con all'attivo due album scabri e spigolosi come il loro leader, l'iperattivo (in senso clinico) David Byrne. Fu lui a incontrare, un giorno, il signor Brian Eno, eroe rinnegato del glam rock con i Roxy Music, e all'epoca musicista intellettuale impegnato nell'avanguardia della musica d'ambiente: il primo era alla ricerca di una via d'uscita dall'angusto spazio dell'art-rock warholiano, il secondo aveva bisogno di tornare con i piedi per terra lavorando con una vera band come ai vecchi tempi....
..... Eno si convinse a tal punto delle possibilità degli Heads da decidere di scrivere e suonare con loro nell'album "Remain in Light", sembra quasi nato a tavolino, partendo da una domanda degna de "Il mondo di Quark": è possibile usare gli strumenti del rock per superare il rock stesso, e con esso il blues e la musica nera americana da cui è nato, per arrivare direttamente alla fonte del musica come ritmo e vibrazione, ad un' Africa mitica che vive nell'inconscio di ciascuno di noi? "
Fripp deve aver "intercettato" la portata rivoluzionaria di questa idea. Sette anni dopo quello che sembrava essere stato l'ultimo atto della sua esistenza, nel 1981 il Re Cremisi torna in attività. E lo fa in maniera eclatante, proponendo una musica - manco a dirlo - nuova di zecca, che vede accentuata in modo impressionante la componente ritmica.
Per certi versi, la direzione sembra essere quella indicata dai Talking Heads. Ed e' proprio Adrian Belew, il poliedrico chitarrista cantante che aveva suonato, oltre che con Frank Zappa e David Bowie, negli ultimi 2 dischi dei TH, il primo ad aderire entusiasticamente alla chiamata.
La nuova formazione e' un vero supergruppo: Bill Bruford con il suo drumming imprevedibile e colorito; Tony Levin, fuoriclasse del basso ed uno dei pochissimi uomini al mondo che, all'alba degli anni ottanta, sappiano suonare quell'infernale strumento chiamato stick bass.
Discipline
Elephant talk
Brano d'apertura dell'album e destinato a diventare un classico del gruppo, è a tutti gli effetti il biglietto da visita dei nuovi Crimson. La tecnica strumentale è al limite del prodigioso, la sezione ritmica svolge un lavoro di primissimo piano. Il brano inizia con un arpeggio eseguito dal Frippertronic, un aggeggio elettromeccanico inventato da Fripp che si applica alla chitarra e che sostituisce la mano destra, già sperimentato nei dischi di Gabriel. Pochi secondi ed esplode il pezzo, chiaramente allusivo al barrito dell'elefante, ricreato dalla Fender di Belew. La voce "stralunata" dello stesso Below, la chitarra "in pulito" di Fripp e quella orrendamente devastata dall'overdrive di Belew creano una miscela incredibilmente evocativa. Le parti si scambiano piu' volte. Il solo finale di Fripp e' lancinante mesta sofferenza, raccapriccio. Come vedere cadere in trappola un maestoso pachiderma.
Frame by frame
Di slancio. Parte frame by frame, impressionante cascata di note. Bill Bruford sostiene un ritmo "impossibile". Il gioco delle 2 chitarre, a volte leggermente sfasate, e' efficacissimo e travolgente. Il pezzo e' rocambolesco quanto solare. Appaiono qua e la discontinuità nel tessuto ritmico-armonico che arricchiscono di sviluppi sorprendenti. I coretti alla Yes, danno un alone paradisiaco al tutto. E' forse il brano piu' emozionante.
Matte kudasai
In giapponese significa "aspetta un minuto". Questo brano intimista danza su suoni ipnotici e versi di gabbiani. Forse non sarà il migliore del disco. Ma ha uno straordinario potere di coinvolgimento. Non si fa ignorare.
Indiscipline
Ora si fa proprio sul serio. Pezzo cupo e rabbioso. All'inizio un ribattuto lento ed isterico di chitarra/basso fa da contorno a quello che sembra un furioso assolo di batteria, poi il brano si anima e la chitarra di Fripp si inerpica su sentieri inesplorati, alternando glissati e svise velocissime. Stop. La voce di Belew sussurra frasi, come narrativa, "I was so involved, I didn't know what to think, I carried it around with me for days and days". La musica potrebbe fare da colonna sonora ad una scena girata in un tunnel sotterraneo e semibuio, irto di pericoli. Un tremolo di chitarra emerge come una sensazione di ansia. Di nuovo ritmo, Bruford e' incontenibile. Fripp tracima in rumori da incubo. Belew, come una automa ripete 4 volte
"I repeat myself when under stress". Ancora un "recitativo" sul fascino di tutto questo: "Vorrei che tu fossi qui' a guardare..." . Ritmo travolgente e stavolta coerente in un crescendo di phatos fino all'urlo finale "I like it".
Thela hun ginjeet
Recuperata la "sincronia", l'orologio King Crimson incomincia a scandire i colpi di questa "cavalcata" elettrica. Un incastro perfetto di note. Poi il basso di Levin si mette a seguire il canto come un ombra. Il tutto ha un sapore esotico, come un treno del mistero che
corre nella giungla travolgendo tutto qello che incontra. La voce di Belew e' leggermente manieristica. E' un oriente antico come quello dei primi esploratori col casco ed il fucile. "This is a dangerous place". C'e' del sudore e della tensione in tutto questo.
La voce recita, davvero, recita un film. Le due chitarre fanno una colonna sonora inquietante.
La batteria si tortura. Niente piatti, solo tamburi.
Quando ritorna la musica vera e propria, la chitarra di Fripp e' l'equivalente di uno squarcio di luce. Il treno arriva a destinazione e frena (proprio questa e' l'impressione)
The sheltering sky
Questo e' il pezzo piu' controverso. Strumentale come il seguente. Bonghetti. Un riff d'accordi puliti da una parte (Belew). Dall'altro la chitarra "parlante" (Fripp) su scale dissonanti e orientaleggianti. Sembra un rito Buddista o Induista. Quadri sonori che si muovono. Suoni scuri come quelli dello stupendo "Peter Gabriel IV" (c'e' Levin). Guitar Synt ansimante. Un pezzo che non piace a tutti.
Discipline
Si torna in Africa, il viaggio procede spedito fra savane e case variopinte. Un susseguirsi di arpeggi dalla progressione infinita. Basso e batteria "saltellano" allegramente quanto disordinatamente. Il tutto portato all'estremo.
vi potete fare un idea,
quì
1/2
[Modificato da mariusko 02/09/2005 10.28]
[Modificato da mariusko 02/09/2005 16.32]