Le più belle fiabe popolari italiane

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lilly2005
00mercoledì 9 novembre 2005 16:55
Il linguaggio degli animali


C'era una volta un ricco mercante, il quale voleva che suo figlio studiasse quanto di meglio si potesse imparare.
Lo affidò dunque ad un sapiente maestro, che trattenne presso di sè il ragazzo dieci anni, dopo di che fece sapere al padre che il suo desiderio era stato soddisfatto.
Il mercante andò quindi a riprendersi il giovinetto e per il suo ritoeno fece dare la più grande festa che mai si fosse vista, invitando tutti i signori dei dintorni; e li accoglieva col figlio sulla scalinata, davanti alla sua casa.
" Quanti passeri cinguettano sugli alberi, stasera! ", osservò arrivando un gentiluomo.
" Volete sapere cosa dicono? " domandò cortesemente il ragazzo.
" Perchè, sareste forse capace di capirli? ",ribattè l'altro, curioso.
" Ho appreso dal mio maestro il linguaggio degli uccelli ", rispose il giovane.
I presenti si guardarono l'un l'altro sbalorditi, con un sorriso incerto sulle labbra.E sviarono il discorso.
Nel fossato, intanto, avevano incominciato a gracidare le rane.
" Che concerto fanno, questa sera! ", esclamò uno degli invitati.
" Posso spiegarvi, se credete, che cosa stanno dicendo ", intervenne il figlio del padrone di casa.
" Sapete dunque capire anche le rane? ", domandò ironico l'interlocutore.
" Ho imparato il linguaggio di tutti gli animali",precisò il ragazzo.
" Anche dei cani? ", intervenne un altro, udendo in quel momento un latrato.
" Naturalmente ".
" E ci avete impiegato...? "
" Dieci anni ".
" Bell'impresa davvero! ",commentò un terzo. " Ma non avreste tratto più profitto, se il maestro vi avesse insegnato piuttosto le lingue parlate dagli uomini? ".
E tutti incominciarono a dargli la baia e se ne andarono via, ridendo dell'ignoranza del figlio e della stoltezza del padre, che tanto denaro aveva speso per mandarlo a scuola.
Ilmercante non s'era mai vergognato tanto in vita sua. Ebbe un bel dirgli il giovane che capire le bestie è assai più difficile che capire la gente;il padre chiamò due servi e affidò loro il compito di condurre il ragazzo in un bosco e di ucciderlo, riportandogli il suo cuore.
Ma quelli non ebbero il coraggio di compiere una tale crudeltà; lasciarono nella foresta il fanciullo, ed al padrone portarono il cuore di una lepre.
Cammina, cammina, il giovane arrivò al castello di un cortese signore, gli chiese ospitalità e l'ottenne. Ma, mentre si avviavano verso la sua stanza, i cani inquieti incominciarono a latrare.
" Sapete che cosa dicono? ", domandò il giovane al castellano. " Vogliono avvertirvi che stanotte verrà una banda di cento briganti ad assalirvi ".
" Meno male che ci siete voi che li capite, perchè altrimenti sarei stato colto di sorpresa ", disse grato quel gentiluomo.
Radunò duecento soldati, fece preparare un'imboscata nei pressi del castello, ed i masnadieri furono arrestati.
Per dimostrare all'ospite la sua riconoscenza, il signore gli offrì la propria figlia in sposa;ma egli rifiutò cortesemente,perchè voleva riprendere il suo viaggio.
" Ci vedremo tra un anno e tre giorni ", disse, accomiatandosi.
Cammina, cammina, giunse in una città, dove la figlia del re era malata, per colpa delle rane nel fossato, che gracidavano in continuazione e non le lasciavano più chiudere occhio.
" Sfido io! ", disse il giovane, che capiva il linguaggio delle rane. " Si lamentano,perchè devono custodire la croce che la principessa ha buttato nel fosso".
Cercarono quella croce nella roggia, e,quando l'ebbero recuperata,il gracidio tacque e la ragazza guarì.
Il re voleva darla in moglie al suo salvatore, ma egli dichiarò che non gli era possibile fermarsi.
" Ci rivedremo tra un anno e tre giorni ",promise, riprendendo ilsuo viaggio.
Cammin facendo, si unì a due pellegrini che andavano a Roma, perchè il papa eramorto e se ne doveva eleggere uno nuovo.
Un giorno faceva un gran caldo e si distesero tutti a riposare all'ombra d'una quercia. Tutt'ad un tratto uno stormo di uccelli si posò sui rami e si mise a cantare così forte da destare i viandanti.
" Chissà che cos'hanno per essere tanto allegri...", fecero i compagni di viaggio.
" Dicono che uno di noi sarà papa ", tradusse ilgiovane,che capiva il linguaggio degli animali.
A quei tempi, quando bisognava trovare un nuovo papa, si usava mandare a volo una colomba sulla piazza di San Pietro: e quella si posava sul capo dell'uomo designato dal Cielo all'arduo impegno.
Quando arrivarono i tre pellegrini,subito la colomba si diresse verso di loro e volò sulla testa del giovane, che fu eletto papa.
Allora convocò il padre, il castellano e il re e, dopo aver fatto raccontare a questi ultimi le vicende che aveva passato, si volse al padre e disse: " Per quanto fossi tuo figlio, tu mi volevi morto,perchè avevo imparato il linguaggio dei cani, delle rane e degli uccelli. Un gentiluomo e un re, che non mi conoscevano neppure, mi furono grati, invece, per aver rivelato che cosa dicevano quegli animali ".
Il mercante, pentito, piangeva tutte le sue lacrime. Il figlio gli concesse il perdono e se lo tenne accanto, finchè visse.

- fiaba tratta dal libro: Le più belle fiabe popolari italiane
di Cecilia Gatto Trocchi
GocciaDiParadiso
00sabato 12 novembre 2005 14:58


CARA

A volte non tutto pare rilucere... ma come dico spesso.... la bontà degli animi puri verrà sempre ricompensata [SM=g28003]
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