sabato 5 luglio 2008
Non dico l’orario in cui mi sono alzato per non destare scandalo e agitazione in coloro che aspettano il fine settimana per dormire fino a mezzogiorno. Comunque il mio itinerario è iniziato alle ore 7 in punto, dal grande piazzale antistante il rifugio degli alpini di Forca di Presta 1550 mt. dopo 2 ore e 30 di viaggio in auto, perciò fatevi due conti da soli…
La mia voglia di spazio, di luce e di aria non poteva essere soddisfatta meglio di così da una delle giornate più belle che avrei mai vissuto in montagna. Su quelle montagne così familiari che mi videro muovere i primi passi da escursionista, neppure troppi anni fa e sulle quali, almeno una volta all’anno mi ritrovo. Così, senza attendere altro tempo e mosso da un irresistibile richiamo mi muovo verso quei monti, questa volta consapevole di calcare un nuovo, celebre itinerario che si prospettava interessante e pieno di colpi di scena.
Il tratto iniziale mi porta in poco più di un ora al rifugio incustodito Tito Zilioli, situato in posizione panoramica a 2250 mt. di quota con vista sui monti della Laga e sul Gran Sasso d’Italia, con l’inconfondibile profilo del Corno Grande che spunta spavaldo tra la foschia del mattino.
Brevissima pausa sui grandi prati che caratterizzano il sito. Qui il sentiero si biforca. A destra sale per 45 minuti in cima al Vettore, a sinistra punta verso il Redentore e le varie cime che lo seguono.
Prendo dunque il sentiero a sinistra che ben presto mi porta in un emozionante ambiente d’alta montagna costituito da nevai, fiori, rocce e prati d’alta quota.
Il percorso si snoda in maniera vertiginosa su un sottilissimo ed aereo filo di cresta con saliscendi un po’ faticosi ma estremamente panoramici che si mantengono oltre i 2300 metri fino a toccare la quota massima di 2448 del Redentore. Magnifico e imponente panorama su gran parte del gruppo dei Sibillini. Straordinario colpo d’occhio sul Vettore, 2476 mt. la massima vetta del gruppo.
Curioso percorrere un nuovo itinerario tra i ricordi del passato, quando per la prima volta vidi quel lago. Il “mio” lago. Le emozioni che provai la prima volta erano le stesse ogni volta che tornavo a ripercorrere quel “sentiero del cuore” e adesso le risento, uguali, com’è vero che esiste quel lago incantato, che ritrovo sempre là, immutato nella sua prorompente bellezza, adagiato come per magia nel suo imponente circo glaciale.
Rimango qui per molto tempo, nei pressi dei due ometti in pietra che segnano la cima del Redentore, ad osservare lo straordinario panorama sul sottostante lago. Le sue acque vanno dal blu cobalto della parte centrale al celeste pastello delle sue rive, con sfumature verde smeraldo al variare dell’inclinazione dei raggi solari causata dal mio intercedere. Mi riempio il più possibile gli occhi e la mente di quelle immagini ma per quanto possa fare non mi basta mai. E’ qualcosa che mi prende i sensi, che mi cattura completamente. Non riesco a procedere per il sentiero, resto ancora un attimo, consapevole che di lì a poco, quell’immagine sarà inesorabilmente svanita come al risveglio da un bel sogno.
Cerco di fare uno sforzo immane, muovendomi ma senza staccare lo sguardo dal lago, rischiando di inciampare tra le pietre e cadere. Ben presto il sentiero si stacca dal bordo della cresta e corre a pochi metri da essa. Il panorama questa volta è tutto concentrato sulla famosa tavolozza colorata dei piani di Castelluccio, altro esaltante scenario costituito dalla fioritura di diverse specie di colture che viste dall’alto disegnano perfetti rettangoli cromatici.
Il percorso in cresta termina nell’ampia e panoramica conca denominata Forca Viola (1936 m.) in cui si intersecano alcuni sentieri. Seguo il percorso che in poco più di un ora mi porta nello straordinario ambiente che ospita il lago “dagli occhiali”, quell’immagine che mi aveva letteralmente catturato circa due ore prima, dall’alto delle creste.
Adesso finalmente mi trovo qui, davanti alle acque del lago di Pilato, 1949 mt.
Il mio lato razionale ormai non esiste più. Sono pervaso da una serie interminabile di brividi ed emozioni indescrivibili. E’ come trovarsi all’interno di un’immensa cattedrale gotica il cui pavimento è fatto di acqua color verde pastello e le pareti di roccia verticale che cade a strapiombo per circa 500/600 metri. Le pareti poggiano su abbaglianti ghiaioni, colossali sfasciumi e bianchi nevai.
La conca è di carattere spiccatamente dolomitico. Tutto ciò contribuisce ad esaltare quell’atmosfera di magia e misticismo che da sempre ho provato ogni volta che sono giunto in questo posto così speciale.
Tutto, ogni piccolo particolare contribuisce a donare all’ambiente un aspetto unico nel suo genere, dagli accumuli di neve spessi anche tre metri che mi sembra quasi incredibile osservare, ai piccoli prati ricchi di stelle alpine appenniniche (leontopodium nivale) poco più piccole delle sorelle maggiori che crescono sulle Alpi ma non meno emozionanti da osservare.
Dopo aver sostato un ora in quest’angolo di paradiso, risalgo allo stremo delle forze lo stretto sentiero con passaggi di 1° grado che poi si perde nei prati fino ai 2250 m. del rifugio Tito Zilioli, per poi ridiscendere a precipizio il sentiero fino alla macchina.
Qualche dato tecnico: 14 km. di percorso che si conclude alle ore 16,00, dopo 9 ore.
In ordine tutte le cime toccate:
-Cima Prato Pulito 2373 m.
– Cima del Lago, 2422 m.
– Cima del Redentore, 2448 m.
– Pizzo del Diavolo, 2410 m.
– Cima dell’Osservatorio, 2350 m.
– Quarto San Lorenzo, 2247 m.
Sono stremato ma soddisfatto. Ho sofferto il caldo, la stanchezza, ho superato almeno tre crisi in cui stentavo a procedere, soprattutto quando mi sono trovato nel mezzo di una sterminata pietraia, desertica e assolata, abbagliante e senza vento con lo sguardo annebbiato dalla fatica e gli occhi che bruciavano a causa del sudore. Una sofferenza che avevo messo in conto, che aspettavo e che ho voluto, consapevole di essere poi ampiamente ripagato in una maniera che non ha prezzo, come solo la montagna sa fare.
Grazie montagna e alla prossima avventura.
Il sentiero con il mare di nebbia che ricopre il pian grande di Castelluccio
Il Pizzo del Diavolo 2410 m.
Il monte Vettore, 2476 m. con le ultime lingue di neve.
Vista dall'alto delle creste. Il lago di Pilato nella conca glaciale.
A sinistra il Pizzo del Diavolo.
Stesso punto d'osservazione. A destra il Vettore chiude l'anfiteatro.
Il sentiero in cresta
Veduta della valle di Foce dall'alto.
Finalmente al lago... il mio tessssoro!!
Cù-cùùù...
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Concludo con perla di saggezza scritta da un escursionista
Un saluto a tutti!!!